SAN PAOLO DI CIVITATE
Il territorio di San Paolo di Civitate, grazie alle favorevoli condizioni ambientali e alle caratteristiche topografiche, ha rappresentato sin dai tempi più remoti un’area adatta allo sviluppo di importanti insediamenti. Nei suoi pressi, infatti, scorre il Fortore, uno dei due fiumi più importanti della Puglia, superato il quale giungevano da nord le vie della transumanza, una delle quali divenne in età storica il tratturo l’Aquila-Foggia. La conformazione del territorio soddisfaceva le esigenze di sicurezza, disponibilità di risorse naturali, il controllo dei percorsi e dei traffici, tant’è vero che l’area fu abitata sin dal Neolitico offrendo un ambiente ideale a questi uomini dediti all’agricoltura e all’allevamento. Infatti, le indagini condotte in località Piani di Lauria ha permesso di evidenziare la presenza di due villaggi trincerati delimitati da due fossati sub-circolari, dove sono stati rinvenuti frammenti di ceramica impressa databili intorno al VI millennio a.C. Nell’età del Bronzo il popolamento proseguì in maniera piuttosto incisiva grazie soprattutto alla geografia del territorio, che ben si prestava all’economia pastorale e di scambio, situato ai margini della Puglia, abitato successivamente dai Dauni. È qui, infatti, che tra il Bronzo Finale e la prima età del Ferro (XI-IX secolo a.C.) sorse l’insediamento di Tiati-Teanum Apulum, uno dei più importanti della Daunia, in una posizione di grandissima rilevanza strategica. Dominava la valle del Fortore, guadabile nel punto ubicato ai piedi dell’antico insediamento, e la costa adriatica fino alle Isole Tremiti, controllando gli accessi da nord e da ovest, nonché la pianura orientale che si estende fino alle pendici del promontorio garganico. La città ebbe una lunga e copiosa esistenza almeno fino al III secolo a.C. e grazie alla sua posizione di confine stabilì profondi e proficui contatti culturali e politici con gli Etruschi di Capua e, in seguito, con i Sanniti. L’abitato si estendeva su ampie colline popolate in forma sparsa con nuclei di capanne e le aree immediatamente vicine adibite alle attività agricole e di allevamento. In questa rete di viabilità d’acqua e di terra assunsero un ruolo determinante, a partire dalla fine del VI e fino al I secolo a.C., i luoghi di culto che sorsero lungo i percorsi tratturali. Di questi si ricorda il santuario del “Regio Tratturo”, del quale si conosce un edificio sacro, abbellito da raffinate decorazioni architettoniche (terrecotte e antefisse di tipo etrusco-campano), che hanno messo in evidenza la profonda influenza culturale e politica della città etrusca di Capua, e da statue di culto fittili di raffinata fattura. Nella città daunia era presente sin dall’VIII secolo a.C. un settore artigianale per la produzione di ceramica (la Geometrica Daunia e in seguito quella a vernice nera e tipo Gnathia) e delle famose stele daunie, come hanno confermato gli scarti di fornace ed altri resti scoperti recentemente in località Marana della Difensola. Al momento, sono poco note le necropoli mai scavate in maniera sistematica e scientifica, ma oggetto privilegiato degli scavatori clandestini, di cui attualmente non si conosce l’esatta ubicazione. Una testimonianza sporadica, ma significativa, è stata restituita dalla scoperta casuale nel 1952 di una tomba a camera del III secolo a.C., nota come “Tomba degli Ori di Teanum”, destinata ad accogliere più defunti. Il corredo rinvenuto, composto da due corone in lamina d’oro, un anello in oro con castone in pasta vitrea inciso con la figura di Eracle, un balsamario in argento e una coppia di anfore da trasporto, rivela la ricca società di quel periodo. Ancora più interessante è stata la scoperta nel novembre del 2011 di un’altra tomba a camera (la “Tomba dei capitelli ionici”), posta a circa 90 m di distanza da quella degli Ori. La sepoltura era caratterizzata da una struttura monumentale ancora più imponente: la camera presentava al centro due pilastri terminanti con capitelli ionico-tuscanici ed era contraddistinta da una raffinata decorazione pittorica figurata riferibile alla seconda metà del IV secolo a.C. Essa ha restituito numerosi reperti, tra i quali spiccano unguentari portaprofumi in alabastro, uno scaraboide in calcedonio con l’incisione di un grifone rampante, oggetti di ornamento personale in bronzo, nonché vasi di varie forme e dimensioni per il banchetto. Nel corso del IV secolo a.C. il territorio di Tiati è interessato da una capillare penetrazione sannitica, tanto che la città si allea con i Sanniti contro i Romani. La sconfitta del 318 a.C. determinò un patto di alleanza con Roma con la conseguente confisca delle terre appartenute ai ceti dirigenti indigeni antiromani e cedute alla fazione filoromana della locale aristocrazia. Nonostante questa sconfitta, Tiati, ora divenuta Teanum Apulum, dovette godere nel III secolo di una relativa floridezza economica e di un’autonomia amministrativa, indicate dall’inizio di una monetazione propria. La battaglia di Canne del 216 a.C. segna l’inizio della romanizzazione del centro che si compie in maniera completa nel II secolo a.C. con l’istituzione del municipio retto da quattuoviri e l’iscrizione alla tribù Cornelia. Viene avviata una profonda ristrutturazione del territorio, caratterizzata da interventi di edilizia urbana, testimoniati dalle mura, edificate verso la metà del I secolo, di cui rimangono alcune tracce nelle campagne, dalla Basilica (cui appartengono i monumentali capitelli nel locale museo), nonché dalle necropoli extraurbane, di cui sono noti i segnacoli epigrafici (stele e cippi) e il “Torrione”, ossia un monumento funerario a due dadi sovrapposti. Dopo la caduta dell’Impero romano, Teanum vide l’avvicendarsi di varie dominazioni bizantine, longobarde e normanne. Di quest’ultima fase si conservano i resti di una torre, detta “Chiesa di Civitate”, intorno alla quale si estese l’insediamento luogo della celebre battaglia combattuta dai Normanni contro Papa Leone IX il 18 giugno 1053. Nell’XI secolo fu sede vescovile e i documenti menzionano le chiese dedicate a San Nicola, San Pietro e Sant’Antonio, mentre la torre verrà trasformata nel campanile della Cattedrale. L’attuale centro urbano sorse a circa 4 km di distanza dall’antica Teanum, prendendo il nome di San Paolo dei Greci nella seconda metà del XV secolo per iniziativa di una colonia di Albanesi. Nel 1573 fu, infatti, stipulato un istrumento con il feudatario don Cesare Gonzaga che li autorizzava alla costituzione del nuovo casale attorno alla preesistente chiesa di San Paolo.